Intervista a Gaia Camossi

Gaia CamossiIntervista rilasciata nel 2007.

Prima domanda d’obbligo: sono passati 13 anni da quando per te si è conclusa l’esperienza di Non è la Rai. Che cosa è successo in questo lungo periodo nella vita di Gaia?
Sarebbe impossibile e probabilmente poco interessante raccontare tutto quello che è successo in questi anni. Per sommi capi posso dirvi che mi sono sposata, separata e che ho avuto il mio piccolo Guglielmo, che oggi ha 9 anni ed è la luce dei miei occhi, il mio angelo custode, la cosa più bella e importante che potesse accadere nella mia vita. Sono stati 13 anni molto importanti, in particolare gli ultimi 3 che sento proprio “miei”: sento che la mia vita, dopo tanto tempo e tanto dolore interno, è realmente nelle mie mani e va dove voglio io. Non è una sensazione facile da spiegare… E’ una consapevolezza, una coscienza di sé, una grande fiducia nella vita a cui si arriva con il tempo, intraprendendo un percorso personale che, nel mio caso, ha avuto inizio abbracciando la pratica buddista.

Chi è Gaia oggi?
Oggi Gaia è una mamma a tempo pieno che si divide fra il lavoro, gli impegni di suo figlio e, appena riesce a trovare un fazzoletto di tempo in più, i suoi. Con una bella consapevolezza, con la gioia di farlo, di avere la possibilità di vivere ogni giorno in maniera piena anche nelle difficoltà di affrontare tutto da sola. E’ proprio questo stato di solitudine che mi ha dato la possibilità di trasformare la mia vita, di mettermi alla prova e affrontare situazioni che mai avrei immaginato di poter superare da sola. Qualcosa di cui ho sempre avuto paura, che ha per molto tempo governato la mia vita e mi ha procurato grande sofferenza, uno stato che mi apparteneva fino in fondo al midollo, mi ha permesso di fare la mia personale rivoluzione e, oggi, posso dire che sono felice e non mi sento più sola. Le difficoltà sono una grande opportunità per migliorare, per sfidarsi. Dico tutto ciò, rischiando di essere prolissa, perché credo che molte persone soffrano dentro senza sapere nemmeno perché e quando si riesce a percepire che nessuno è separato dall’ambiente in cui vive e che ogni cosa che accade, ogni persona che incontriamo ha una funzione, allora siamo in grado di trasformare qualcosa di “apparentemente” negativa in una grande gioia. Mi ripeto sempre: fortuna o sfortuna, si vedrà!.

Subito dopo Non è la Rai che cosa è successo?
Subito dopo ho fatto qualche lavoro per delle tv private ma poi, proprio nel 95, dopo due anni di convivenza, mi sono sposata e quindi ho abbandonato qualunque velleità artistica per dedicarmi completamente alla mia famiglia.

Ma Non è la Rai non è stato il tuo debutto nel mondo dello spettacolo…
No, prima avevo già lavorato con Gianni Boncompagni a “Domenica in” e avevo fatto qualche altro lavoretto come modella. Ma l’esperienza più importante rimane comunque Non è la Rai, sia per il grandissimo riscontro da parte del pubblico sia perché si trattava di un lavoro quotidiano che occupava molte ore della mia giornata. Anche perché c’è stato un periodo in cui, insieme ad un gruppo di altre ragazze, ero una delle fortunate a cui era data la possibilità di studiare un po’, che sicuramente non fa mai male. Quindi al mattino, prima della diretta avevamo i vari corsi di dizione, recitazione, canto e danza.

Cosa successe a questa famosa scuola che frequentavate al mattino?
Finito l’anno finì anche il corso. C’è da dire che c’erano anche le furbette che non frequentavano o arrivavano sempre tardi e tutto ciò non fu visto, giustamente, di buon occhio.

Gaia CamossiIn ogni caso, non dovevano essere dei lavori da poco conto quelli che facevi come modella, visto che, stando a quanto riportato dai giornali dell’epoca, andasti a sfilare addirittura in Giappone…
Oh mamma mia, ma voi siete fantastici! Questa cosa me l’ero dimenticata pure io, come fate a saperla voi? Allora, iniziamo col dire che non andai in Giappone ma in Cina, ad Hong Kong per l’esattezza. E mi dispiace deludervi, ma si trattava di un semplice viaggio di piacere, non sfilai per nessun grande stilista come si disse in trasmissione. Non so esattamente chi ebbe l’idea di raccontare questa bugia, fatto sta che la Bonaccorti durante una puntata giustificò la mia assenza dicendo appunto che ero andata a sfilare in Giappone. Credo fu detto perché faceva molto diva. Ride. In realtà ero andata a trovare un amico e quel viaggio cambiò completamente la mia vita perché sul volo del ritorno conobbi quello che sarebbe poi diventato mio marito: lui era un pilota e siccome all’epoca ero molto esuberante, avevo deciso di farmi un po’ vedere, di fare un po’ la “stupidina” e mi feci tutto il volo in cabina con lui.

Nell’ultima puntata di Non è la Rai, nel giugno 95 affermasti che stavi lavorando presso la Federazione Italiana Pugilato e che quindi volevi fare la giornalista…
Sì, era una cosa che mi sarebbe piaciuto fare e stavo quindi studiando per diventare giornalista.

…Quindi non è vero che studiavi giurisprudenza…
Ho studiato anche giurisprudenza. Una delle tante cose che ho iniziato ma che non ho mai portato a termine. In quegli anni era un ritornello frequente nella mia vita, cominciare tante cose e poi non finirle mai.

L’ultimo anno non partecipasti a Non è la Rai. Fu una tua scelta quella di non partecipare più al programma o non fosti riconfermata?
No, non mi ripresero per sopraggiunti limiti di età. Ride.

Gaia CamossiQuesta era una domanda-trabocchetto: lo sapevamo bene che furono loro a non riconfermarti perché proprio nel 94 fosti protagonista con altre “scartate” di un servizio di “Target” in cui si parlava dei bassissimi ascolti che stava facendo il programma quell’anno e del “malcontento” dei fan orfani delle ragazze storiche…
Devo confessare che non ricordo per niente questo servizio di “Target”. Però ricordo benissimo lo stato d’animo di quel periodo. Sicuramente c’era la delusione del non essere state confermate ma c’era anche una sorta di sollievo nel mettere fine ad un’esperienza che, soprattutto nell’ultimo anno, era stata piuttosto pesante: era evidente che ormai le inquadrature fossero tutte per alcune ragazzine e non più per noi. Non che noi non fossimo ragazzine ma semplicemente le telecamere erano rivolte altrove. Non era eccesso di egocentrismo il nostro ma capirete che, dopo essere state protagoniste in primissima linea, ritrovarsi ad un certo punto a scaldare la sedia non era gratificante per noi. Immaginatevi poi che meccanismi si possono innescare nella mente di giovani donne come noi: ci chiedevamo se non fossimo più belle come un tempo o dove fosse finito quel talento di cui tanto si era parlato. Tutte cose che nella mente delle ragazze creava dei disagi soprattutto per chi faceva ruotare la propria vita intorno a quel programma. Per fortuna io non rientravo in questa categoria ma sarebbe ipocrita affermare che non mi creò disagi il fatto di non essere più “utilizzata” come succedeva anche solo un anno prima.

Un episodio che ricordi con particolare piacere?
E’ un episodio legato ad un’amicizia molto bella e importante con una persona che fa ancora parte della mia vita e cioè Barbara Trani. Era “La notte della bellezza” un serale che facemmo il primo anno, presentato se non sbaglio da Fabio Testi. Quella sera vinse Barbara e io arrivai terza. Finito tutto lei mi disse: “Non dovevo vincere io, meritavi tu di vincere perché sei molto più bella di me”. Non era il complimento in sé quanto il modo in cui Barbara lo disse. Mi rimase molto impresso, non era una frase di circostanza, le veniva dal cuore e si vedeva. Lei è tuttora una mia carissima amica, una persona sincera e leale.



E se invece ti chiedessi un episodio sgradevole...
Guarda episodi sgradevoli potrebbero essere le inevitabili litigate con qualche ragazza. Ma non mi metto a fare né nomi né a raccontare situazioni perché è comprensibilissimo che in un gruppo di tante ragazze che si vedono quotidianamente si possano creare delle tensioni. E poi sono passati tanti anni e quella che potevo essere io all’epoca non lo sono più e così anche le altre ragazze, quindi non ha veramente senso ricordare certe cose.

Parliamo allora delle amicizie che legasti con le tue ex colleghe...
Da questo punto di vista il programma si è rivelato fondamentale nella mia vita perché è proprio lì dentro che sono nate delle amicizie belle e importanti che hanno resistito al passare degli anni. Dei fan attenti come voi sanno benissimo a chi mi riferisco! Barbara Trani e Raffaella Ferrero sono oggi delle mie carissime amiche che ho il piacere di vedere spesso. Samantha invece non vive a Roma per cui ci si vede poco ma ci sentiamo frequentemente per telefono.

E invece qualcuna con cui proprio non riuscivi a legare... Fermo restando che è normale che in un gruppo di tante ragazze potesse nascere qualche antipatia...
Ma tanto non mi incastrate: nomi non ne faccio! Ride. No, a parte gli scherzi, diciamo che eravamo talmente tante che c’erano molte ragazze delle quali ignoravo anche il nome! Poi sicuramente io non sono una persona capace di tenersi tutte buone solo per il famoso quieto vivere, però grandi antipatie non ce n’erano.

Quale pensi fosse il segreto del successo del programma?
L’altro giorno ne parlavo con uno dei miei migliori amici, un ex calciatore. Ai tempi di Non è la Rai abbiamo avuto una breve storia, trasformata in una bellissima e profonda amicizia che ci lega ancora oggi e a pensarci bene siamo stati i precursori di tutte la varie love story velina/calciatore che si sono viste in questi anni. Questo per dire che, molto probabilmente, Non è la Rai ha aperto quel filone di veline, letterine e chi più ne ha più ne metta che ha oramai invaso la televisione. Personalmente penso che, comunque, noi eravamo diverse, più vere, più “ragazza della porta accanto” e che ora questa immagine di velina stia trasmettendo un’immagine piuttosto distorta della realtà. Vedo molte ragazze giovani che si vestono come se stessero in televisione, che non capiscono che la maggior parte di quello che vedono è finzione e che cercano di uniformarsi tutte a qualcosa che non esiste, che è solo un’immagine. Ecco, parlo già come una vecchia!

Accetteresti la proposta di fare un reality? Potendo scegliere, quale faresti?
Mai, mai, mai! Oggi è questa la mia risposta, magari domani potrei impazzire e mi trovate sull’isola! Trovo che i reality siano uno svilimento totale della persona, siano la negazione della dignità umana. Mi rendo conto di essere molto drastica in questo mio pensiero, ma in questi anni ho visto veramente un degrado penoso di tutto ciò che ruota intorno al reality. Potrei scrivere fiumi di parole al riguardo, ma diventerei veramente prolissa quindi meglio chiuderla qui.

Gaia Camossi (dedica)Quest’anno hai posato per il calendario benefico del nostro sito, bilancio dell’esperienza?
Molto molto positiva. Per ben due motivi da non trascurare. Il primo, sicuramente il più importante, è che il calendario è nato per uno scopo benefico e spero tanto che ne vengano acquistati ancora molti. Quindi nel momento in cui mi avete chiesto di posare per uno scatto non ho avuto dubbi. E poi, secondo motivo, nessuno mi aveva mai proposto un calendario e il mio ego è stato molto felice di accettare. Oramai più vicina ai 40 che ai 30, posso dire che è arrivato anche il mio momento e il mio calendario! A parte gli scherzi, questa iniziativa è una buona occasione per essere utili a qualcuno, ai bambini in questo caso, e non bisognerebbe lasciarsela scappare altrimenti si parla di povertà, di fame, di bambini che muoiono senza arrivare ai 5 anni, di bimbi che non possono studiare, precludendosi quindi ogni possibilità di uscire da una grave situazione, ma non si passa mai ai fatti. Quindi dico a chi sta leggendo in questo momento, di mettere una causa positiva nella propria vita e di acquistare questo bellissimo calendario, ci sono io!