Intervista a Francesca Pettinelli

Francesca PettinelliIntervista rilasciata nel 2006.

Incontriamo Francesca per un tè pomeridiano in un bellissimo locale romano.

Allora Francesca, sono passati 11 anni da quando hai abbandonato Non è la Rai, cos’è successo per sommi capi nella tua vita in questi anni e chi è Francesca oggi?
Finita Non è la Rai, ho continuato a cantare e questo si sa… o meglio, lo so io perché gli altri non se ne sono ancora accorti. Ride. Ho collaborato con una band qui a Roma che si chiamava “Lavori in corso” e poco dopo sono partita e sono stata a Londra per un periodo molto lungo! E’ una città nella quale mi trasferirei anche domani, è la città del cuore dove vivrei sempre, la amo spassionatamente. Poi, in un periodo in cui ero tornata in Italia, una persona che voi conoscete bene e cioè Sabrina Impacciatore mi presentò un autore di alcuni brani con il quale per un annetto mi sono dedicata all’incisione di 9 pezzi che avrebbero dovuto formare un disco. Questo disco è stato preceduto da un singolo uscito nel 2001 che conteneva due pezzi e cioè “Bambola” e “Non ti amo baby”. Il singolo è andato abbastanza bene, tutte le copie che abbiamo stampato sono state vendute nonostante la promozione abbia lasciato molto a desiderare! Diciamo che il singolo era nei negozi ma nessuno lo sapeva. Ed è questo il motivo per il quale ho deciso di non far uscire l’intero album e cioè perché sarebbe uscito con un’etichetta minore e quindi non avrebbe avuto la promozione che meritava il tanto lavoro che c’era alle spalle.

Quindi questi pezzi li custodisci tu in attesa di un’eventuale pubblicazione?
Non credo che questi pezzi vedranno mai la luce perché in questo momento mi sto dedicando ad un progetto molto diverso, più vicino al rock: ebbene sì, Francesca oggi è una rockettara! Infatti con una band che si chiama “Default” stiamo preparando un disco nel quale canterò in inglese. Ma non dimentico la musica dance: collaboro infatti con un’altra band, la X-band, con la quale ci esibiamo nei locali romani e facciamo appunto musica dance. Da pochissimo inoltre suono anche con un altro gruppo, una tribute band a P.J. Harvey… quindi in tutto sono 3: Default, X-band e P.J. Harvey Tribute Band… sono fuori di testa… praticamente vivo in sala prove… ma mi piace molto!

Ovviamente a tutti noi fa piacere sapere che non hai abbandonato la musica, anche perché qualche tempo fa girava voce su internet che facessi la commessa…
La commessa???? Ma quando mai!

Si parlava di una gioielleria…
Ah sì, allora è vero! Non so perché avevo collegato la parola commessa ad un negozio di abbigliamento… che mi piacerebbe anche come lavoro, ma in realtà non l’ho mai fatto! Comunque è vero, ho lavorato due anni nella gioielleria del mio ragazzo!

Una domanda che ci poniamo da anni: perché andasti via da Non è la Rai?
In quale anno?

Nel 94, no?
No, perché io andai via due volte in realtà!



Ah sì? Non lo sapevamo!
Eh eh, invece sì! Andai via la prima volta a novembre del 91, pochi mesi dopo l’inizio della trasmissione. E andai via perché vedevo che la situazione reale non rispecchiava le premesse e i discorsi che si erano fatti soprattutto nei confronti delle ragazze che avevano già partecipato a “Domenica in”. Poi Gianni mi richiamò per un serale in cui era prevista una gara di ballo fra alcune ragazze offrendomi un contratto in esclusiva. E questa fu la cosa che mi convinse ad accettare. Quello di studiare tutte le discipline con insegnanti di quel livello era il mio sogno da sempre. Studiare danza, canto, recitazione e dizione non solo senza pagare ma addirittura essendo pagata, era una situazione da paradiso a mio avviso! A quel punto mi interessava poco del programma, era diventato quasi un compromesso, per me era importante la scuola!
Purtroppo poi questa scuola durò poco perché la scelta delle ragazze che avrebbero dovuto frequentarla si è rivelata del tutto sbagliata: c’erano persone completamente disinteressate alla scuola, erano lì per giocare e basta… Non ti faccio nomi perché non è carino, ma grazie all’atteggiamento di queste persone, Gianni ci tolse la possibilità di accedere a questa scuola. La seconda volta invece andai via nel novembre 94 perché mi ero stancata! Erano quattro anni che facevo quel programma e cominciavo ad annoiarmi. Tieni anche presente che erano andate via tutte le mie amiche e le mie coetanee. Ero circondata da ragazzine che non conoscevo e con le quali, anche per un discorso generazionale, non c’era la possibilità di allacciare un rapporto.
E poi, sicuramente è stata una bella parentesi, ma a me non interessava fare televisione, avevo voglia di dedicarmi completamente al canto… In televisione avevo già dato e anche parecchio!

Quindi già all’epoca si può dire che la musica avesse la priorità per te. E la danza? Non dimentichiamoci che eri, e forse sei ancora, una bravissima ballerina…
La danza per me è qualcosa di molto naturale. Ho sicuramente tanto studiato, ma per me ballare è come camminare, è una cosa che fa parte di me. E con questo non voglio dire che sono bravissima, però al di là dello studio che ho potuto fare, io ballavo già nella pancia di mia madre! Ride.

Francesca PettinelliQuesta tua poliedricità ti portò a “dare parecchio” come hai detto tu stessa! In particolare hai avuto un ruolo di primissimo piano a "Bulli e pupe"…
Sì, in quel periodo Gianni era fissato con me e mi diede molto spazio. Entrai a far parte delle 5 ragazze più in vista nel programma insieme a Miriana, Laura Freddi, Sabrina Marinangeli e Antonella Elia. Fu un’ulteriore occasione per esibirmi e dimostrare le mie capacità a 360 gradi avendo la possibilità di ballare e cantare, ovviamente con la mia voce.


E poi, addirittura un disco! Cosa ci racconti di quest’esperienza?
Registrammo l’intero album nell’arco di due settimane, al ritmo di una canzone al giorno. Avendo sempre cantato con la mia voce, conoscevo bene la sala d’incisione e il lavoro che c’è dietro…

Questa velocità di realizzazione avvalora un po’ la tesi secondo cui il tuo fosse un disco di ripiego: si diceva infatti che il disco in realtà avrebbe dovuto farlo Francesca Gollini, poi però, siccome lei rifiutò, lo fecero fare a te…
Guarda io non ne sapevo assolutamente nulla, lo sento da te per la prima volta. Anzi ti dirò di più, io il disco avrei dovuto farlo molto prima, poi però fu rimandato per ragioni che non è carino dire… A cantare con la nostra voce fin dalla prima canzone eravamo in poche… detto questo, con il ragionamento puoi arrivarci da solo…

Ok… e il disco come andò? Perché la leggenda vuole che sia andato malissimo…
Beh, 15.000 copie in due settimane non mi sembra un risultato poi tanto deludente! Oggi un artista italiano prima di vendere 15.000 copie ce ne mette! Poteva sicuramente andare meglio, ma tieni presente che il disco è uscito a solo un mese dalla fine del programma. Per cui, fatta eccezione per alcune incursioni in altre trasmissioni, restai in video a promuovere il disco solo un mese. Al di là delle vendite, fui personalmente soddisfatta e anche la casa discografica lo fu, per cui proprio non mi posso lamentare.

Fra l’altro tu eri una delle poche che aveva già delle esperienze lavorative alle spalle. Mi riferisco ovviamente a “Domenica in” sempre con Gianni Boncompagni, dove ancora una volta non eri una delle tante, ma avevi un tuo ruolo ben definito e addirittura nei titoli di coda c’era scritto “Francesca Pettinelli e le ragazze di Domenica in”…
Quello di Domenica in è stato il periodo più bello secondo me, quello in cui mi sono divertita di più perché c’era il fattore novità. Non che dopo non mi sia divertita, ma diciamo che quello è stato l’apice. Il mio primo lavoro in realtà è ancora precedente: iniziai a 16 anni con “Argento e oro”, facendo la finta corista di Rocky Roberts. Ride.

La finta corista?
Ma sì, perché in realtà non gli servivano delle coriste vere, gli servivano due ballerine! Io ve l’ho detto ma spero che non troviate mai le registrazioni perché ero oscena, nel pieno dello sviluppo e sembravo una palla! Ride.

Il rapporto con le altre ragazze com’era?
Devo dirti la verità, ho molto poco da dire a riguardo perché io andavo d’accordo con tutte per cui non c’è nessun aneddoto particolarmente interessante da raccontarti.

Francesca PettinelliLa ragazza più brava?
Dopo me intendi ovviamente, vero? Ride. No dai, scherzo! La più brava secondo me era Sabrina Impacciatore perché a differenza di tante ragazze che stavano lì perché erano carine, lei aveva del talento. Che poi le altre abbiano imparato a fare tante cose nessuno lo toglie loro ma il talento è diverso, è qualcosa di innato e Sabrina lo aveva e lo ha ancora.

E se invece ti chiedessi la meno brava?
Ci riflette molto poi... Non saprei indicartene una in particolare… Ce n’erano molte di “meno brave” per quello non riesco a dirtene una. Non mi piace essere ipocrita, in molte erano lì solo perché carine! Che per carità, va benissimo perché ci vuole pure quello in televisione, però ricordo che anche chi poi ha imparato a fare qualcosa in realtà non vi era assolutamente portata. Ecco perché non si può indicare una meno brava. Diciamo che quelle che hanno avuto più spazio erano tutte sullo stesso livello. Una ragazza che avrebbe sicuramente meritato di più, in relazione alla sua intelligenza era Mary Patti, che a me piaceva moltissimo.

Adesso devo confidarti un segreto: nelle altre interviste fatte alle tue ex colleghe, alla domanda sulla ragazza più brava di Non è la Rai, in molte ci hanno fatto il tuo nome…
Davvero? Che carine!

Come si relazionava una ragazza come te, preparatissima nel canto e nel ballo, con ragazze e ragazzine che magari non sapevano nulla e che erano messe in luce quanto e più di te?
Ecco, hai centrato il motivo per il quale sono andata via! Ride.

C’era qualcuna a Non è la Rai che ti stava un pochino antipatica? Dai dai, facciamo un po’ di pettegolezzo…
Ma no guarda, davvero no. Anche perché io sono una persona molto tranquilla che si fa i fatti suoi e mi circondavo dalle persone che mi erano più amiche…

Dai, non ci credo! Possibile che non ci fosse nessuna nessuna? Che ne so, una che ci indicano tutte è Cristina Quaranta…
Ma no, povera Cristina! Il problema di Cristina è che lei è anche simpatica come ragazza, ma è troppo spontanea per cui a volte è imbarazzante andarci in giro… Ride. … ma non è antipatica o maleducata.

Vabbè dai, diamo per buono che davvero non ti stesse antipatica nessuna… Stringesti invece rapporti d’amicizia?
Le mie amiche erano Alessia Barela, Barbara Lelli che conobbi diversi anni prima nel concorso Miss Teenager e Samantha Dell’Acqua che era proprio una mia amichetta di infanzia e che, fra l’altro, portai io a Non è la Rai. Legai poi con Claudia Gerini ma anche con tante altre che ora non sto qui ad elencarti.

E sei ancora in contatto con qualcuna?
Le ragazze che sento sempre perché continuano a far parte della mia vita sono Alessia e Barbara.

E a proposito di Alessia, di Patrizia e di Veronica…
Patrizia, l’ho rivista poco tempo fa alla festa della scuola di danza nella quale andavamo insieme mentre Veronica non l’ho più vista!

Sì, ma al di là di questo, voi quattro avete fatto qualcosa insieme, no?
Ah sì, le TVB! Me n’ero per un attimo dimenticata, avevo rimosso. Ride. La cosa nacque, tanto per cambiare, da me. A propormi di fare questa cosa fu un produttore che aveva dei pezzi e cercava delle ragazze a cui farle cantare. Siccome in quel periodo prendevamo tutte e quattro lezioni di canto dallo stesso insegnante, prospettai loro l’idea. Ne uscì un singolo e qualche ospitata in tv su Telemontecarlo. Il tutto finì di lì a poco, perché il produttore si rivelò in realtà un cretino che ci provava con tutte e quattro ma in particolare con me. Ecco perché ho un ricordo pessimo di quest’esperienza, non ovviamente per le altre ragazze con le quali ci eravamo anche parecchio impegnate.

Quando hai chiesto a loro 3 di far parte di questo progetto, lo hai fatto pensando anche che in qualche modo la popolarità acquisita a Non è la Rai potesse darvi una mano o fu un caso?
Fu un caso che ci trovammo a studiare tutte e quattro dallo stesso insegnante di canto, tale Gianluca Terranova, che è un tenore abbastanza quotato. E poi da Non è la Rai erano passati già parecchi anni…

Ipotizzando di dover presentare un tuo eventuale curriculum per non so quale lavoro, scriveresti Non è la Rai fra le tue precedenti esperienze lavorative? Non tutte le tue ex colleghe lo fanno…
Io lo scrivo sempre. Innanzitutto perché ci ho passato quattro anni e quindi non è come un lavoretto momentaneo che può essere eventualmente tralasciato. In secondo luogo, relativamente a determinati tipi di lavori, credo che sia anche significativo come esperienza lavorativa… Che ne so, metti che voglio andare a fare un musical, credo che sia caratterizzante l’aver partecipato ad un programma in cui ballavo e cantavo, no? E infine, le ragazze che non lo scrivono sono ragazze che magari all’interno del programma non erano molto in luce, perché per quanto riguarda chi, come me, era in prima fila sarebbe un po’ come negare l’evidenza, non trovi? Quel programma ci ha in qualche modo marchiate e devo dire che non sempre è facile portarsi dietro questo marchio, perché qualunque cosa tu faccia sei sempre “Francesca di Non è la Rai”… Quando mi riconoscono per strada, si ricordano di me sempre come Francesca di Non è la Rai… non so come dire… E’ sicuramente una cosa bellissima essere riconosciuta per strada, ma una volta tanto mi piacerebbe che si ricordassero di me come Francesca Pettinelli… Io non sono più Francesca di Non è la Rai da 10 anni, mi sembra che il tempo sia andato avanti solo per me… Fra l’altro, il problema di Non è la Rai è che non è mai finito! Perché prima c’erano le repliche notturne su Italia 1, poi c’è stato Happy Channel, poi vari speciali per ricordare il programma, adesso c’è anche il vostro bellissimo sito…

Grazie! Tornando agli speciali dedicati a Non è la Rai, sappiamo che Fabio Canino ti voleva fortemente per la puntata di “Cronache marziane” dedicata a Non è la Rai… Come mai non ci andasti?
Perché non mi va di essere associata ancora a Non è la Rai!

E allora perché stai rilasciando quest’intervista?
Perché siete e belli e simpatici ti basta come risposta? Ride. Dai, in realtà io non rinnego Non è la Rai nel modo più assoluto, ma non vedo l’utilità e il senso di presentarsi in televisione per parlare di qualcosa che c’è stata tanti anni fa, che adesso non c’è più! Sarebbe un andare lì a dimostrare al mondo che esistiamo ancora, magari con qualche ruga in più ma siamo ancora vive. Non credo che al pubblico interessi questo! Diverso è il caso in cui vai in televisione a mostrare qualcosa di tuo che fa parte del presente, come ho fatto in occasione di “Non era la Rai”, in cui avevo un singolo da presentare. Ma non si può vivere sempre proiettati nel passato, io voglio vivere nel presente. Se mi danno la possibilità di esprimermi in questo presente bene, se dobbiamo sempre andare a riagganciarci al passato, mi sembra di mettermi in vetrina e non aver nulla da mostrare se non la mia bella faccia… Dove per “bella faccia” non intendo dire che sono bella, eh? E’ un modo di dire!

A Non è la Rai voi avete dettato legge in materia di immagine, fermo restando che avevate spesso delle cose abbastanza ridicole e che forse per strada non avreste mai messo…
Non mi ci fare pensare a quei vestitini che ancora mi vengono i brividi al pensiero di averli indossati. Purtroppo a Gianni piacevano tanto e non c’era niente da fare, dovevi metterteli! Io ho provato a ribellarmi qualche volta con le costumiste ma non ne cavai un ragno dal buco. Ma perché, vogliamo parlare dei miei occhiali?

Francesca PettinelliEcco, la domanda precedente era una sorta di introduzione, ci saremmo arrivati…
Parliamo dei miei occhiali allora! Dovete sapere innanzitutto che io ci ho sempre visto benissimo, ho iniziato ad avere qualche problema dopo gli occhiali. Ride. Per cui il motivo di quegli occhiali non era certo un difetto alla vista, bensì una genialata di Boncompagni. In quel periodo alcune ragazze stavano conoscendo dei calciatori, incontrandoli a delle feste o in occasioni mondane. Diciamo che il binomio veline-calciatori andava pian piano a consolidarsi. Ride. Allora lui mi chiamò e mi disse: “Francesca, ho pensato una cosa bellissima…” e quando iniziava una frase così significava che gli era venuta una delle sue “fantastiche” idee e a noi venivano i brividi. “Look anti-calciatore!” E quindi mi diede questi occhiali enormi che sono convinta lui trovasse bellissimi. E che non credo abbia mai saputo a me non piacevano… Ecco Gianni, ora lo sai: quegli occhiali già li odiavo dieci anni fa, adesso ogni volta che mi rivedo li odio ancora di più! Ride.

Quindi a livello di immagine, voi non avevate nessun tipo di potere…
Assolutamente nessuno, anche perché se lo avessimo avuto io mi sarei sicuramente presentata in tutt’altro modo e non solo a livello di immagine: se avessi potuto avrei cantato tutt’altro tipo di canzoni! Purtroppo le condizioni erano quelle e noi facevamo quello che ci veniva detto di fare…

Ma eravate limitate proprio da obblighi contrattuali?
No, non credo ci fosse nulla di scritto. Era una sorta di tacito accordo per vivere tutti in pace. Voglio dire: nessun contratto ti vietava di presentarti un giorno negli studi con i capelli rasati a zero, solo che poi te ne assumevi le responsabilità. Perché se ti presentavi truccata ti facevano struccare, ma se ti presentavi con i capelli diversi da come piaceva a loro c’era ben poco da fare. Gianni ci voleva tutte molto riconoscibili: capelli in un certo modo, niente trucco, anche se in realtà il trucco c’era, solo che non si doveva vedere. E aveva ragione perché probabilmente dei rossetti troppo appariscenti, delle matite troppo calcate, ci avrebbero in qualche modo involgarite.

Senti un po’, erano vere queste famose punizioni nelle quali si incorreva contravvenendo alle suddette regole?
Certo che erano vere! Una volta punirono anche me! Era il primo anno ed insieme ad Alessia e a Luna, che adesso è la moglie di Fisichella, decidemmo di passare il Capodanno a Parigi. Così, appena terminata la trasmissione scappammo in aeroporto. Il fatto è che originariamente ci saremmo dovute fermare 3 giorni, in realtà ci fermammo una settimana. Quando siamo tornate praticamente ci aspettavano con i fucili all’ingresso! Ride.

E quindi cosa fecero? Vi sospesero?
No, sospensione no, però non ci facevano partecipare attivamente alla trasmissione! Ricordo che in quei giorni mia madre mi chiedeva se davvero andavo al Palatino o se andavo da qualche altra parte perché in televisione proprio non mi si vedeva!

Per qualche periodo ti affiancarono a Virginia Wolf… come nacque quest’accoppiata?
Nacque da un’idea di Virginia, credo, ma non ne sono sicura che chiese a Gianni di formare questo duetto… O forse fu un’idea di Gianni stesso… non lo so. E così ci misero insieme. Non ricordo la cosa con particolare piacere non per Virginia che è una persona squisita e che mi piacerebbe anche molto rincontrare, ma per il fatto che io mi sento una solista. Ho questo tipo di atteggiamento. Diverso è suonare con una band o un’eventuale collaborazione con un’altra solista, ma i duetti non sono proprio fatti per me!

C’è una domanda sulla quale non faremo mai chiarezza perché tutte ci date risposte molto diverse: quanto guadagnava una ragazza di Non è la Rai? Sentiamo la tua versione…
Se ti dico che non me lo ricordo ci credi? Non lo so esattamente quanto! Un milione, un milione e mezzo al mese, qualcosa del genere. Chi era in esclusiva prendeva qualcosa in più, ma non molto di più.

E per il disco invece quanto ti offrirono?
Tanta gloria ma pochi soldi! Ride. Mi fecero un contratto secondo il quale percepivo una piccolissima percentuale sulla royalty delle vendite… Insomma alla fine non guadagnai tantissimo.

Francesca Pettinelli (dedica)E per quanto riguarda tutto il merchandising invece?
Era tutto compreso nel contratto che avevamo…

Vedi, altre ragazze ci hanno detto cose molto diverse…
Ma che stiamo scherzando? Faceva assolutamente tutto parte del contratto che avevamo. O almeno io non ho mai preso una lira in più, non so le altre. Ride. Diverso era il discorso dei dischi dove, soprattutto chi cantava con la sua voce, si prendeva qualcosina extra.

Si è fatta una certa ora… Salutiamo Francesca augurandole tutto il successo che una ragazza di talento come lei merita.